Gli Antipatici
Fallaci OrianaLe diciotto interviste agli antipatici («quasi sempre simpaticissimi» strizza l'occhio lei) uscirono tutte su «L'Europeo» diretto da Giorgio Fattori, concentrate in pochi mesi, dal dicembre del '62 al luglio del '63: mezzo anno o poco più, una stagione breve quanto fervida e creativa, in cui l'inviato Fallaci si sposta da Milano a Buenos Aires, da Roma a Siviglia, da Cannes a Madrid a Spoleto e soprattutto a Parigi inseguendo con passo elastico le sue prede, che spesso le fanno fare lunghe anticamere prima di concedersi al registratore.
È la novità tecnologica di quegli anni che noi diamo oggi per scontata, ma che creò mille problemi non tanto alla Fallaci quanto ai suoi antipatici. Lo racconta lei stessa nell'introduzione: «Se far parlare la gente nota è snervante, farla parlare dinanzi a una macchina che registra ogni pausa o sospiro è nel cinquanta per cento dei casi drammatico. La presenza di un microfono imbarazzava all'inizio anche me».
Ed è di questo che parla il libro: la fatica del mestiere. Non solo dunque le domande e le risposte uscite su «L'Europeo», non solo dialoghi in cui l'intervistatrice spazia a tutto campo, dando spesso lezioni alle sue «vittime», ma anche il resoconto di come andò ogni singolo incontro: di quanto fu macchinoso ottenere l'intervista, o al contrario di quanto fu semplice, di come si comportò l'antipatico, di come reagì, di quanto la fece aspettare, di com'era il suo sguardo, di che cosa le comunicò al di là delle parole dette e non dette.
Insomma: il dietro le quinte, i retroscena, the making of.